giovedì 14 ottobre 2010

Il suono di una foto – Alessandro Villa

Alessandro Villa è un giovane fotografo milanese. Mi ha incuriosito il suo sito innanzitutto dal titolo: "No Face", paradossale, mi sono detta, per una galleria di immagini, in cui la alessandrovilla1 maggior  parte è costituita da ritratti. Ancora più paradossale, forse, il suo nick name per il mondo virtuale: “un suono”: le foto non “suonano”, direbbero i profani, e se suonassero, aggiungo io, forse farebbero più rumore delle sue immagini così “statiche”. Esistono foto “che si muovono?” osserverebbero sempre i profani; accidenti se esistono, ma di questo parleremo un'altra volta.

La mia personale e discutibilissima opinione è che “no face” sia il modo in cui il fotografo cerca di comunicare l'intenzione di non fermarsi al viso di chi è ritratto ma andare oltre, sbirciare nell'esistenza di quelle persone. Ascoltare i loro occhi: pieni o vuoti di speranze, le loro stanchezze, le loro paure, espresse nel modo più naturale e non nascondibile: mentre lavorano, mentre faticano o mentre si annoiano. E a ognuno corrisponde “un suono”: uno solo, non una colonna sonora; un istante, un secondo, come istantanee sono queste riprese, anche se sembrano “paralizzare” in uno spazio fuori dal tempo i protagonisti ritratti.alessandrovilla2 Quello che colpisce immediatamente di queste foto è lo sguardo delle persone, che attira immediatamente il nostro di sguardo. Con una sapiente conoscenza della luce e delle tecniche di post-produzione, Alessandro aumenta la  brillantezza del viso e degli occhi, contemporaneamente però, l'uso della luce fredda distanzia i soggetti, li “congela”: sembrano quasi statue viventi, figuranti, che aspettano di essere ritratti da qualcuno che si accorga di loro. alessandrovilla3 Mi hanno ricordato i lavori di due artisti: i Voom Potraits di Robert Wilson, che sono video-ritratti molto più onirici di questi e che ritraggono personaggi del jet set, la comunanza a mio parere sta nella fissità delle pose e degli sguardi e nel porre i soggetti in un “mondo a parte”, di fianco a quello reale. Il secondo riferimento sono i ritratti Close up di Martin Schoeller: anche qui troviamo celebrità, mostrate però nella loro cruda realtà: né una ruga, né una piega del viso, né una sbavatura è ritoccata dall'artista, così come Alessandro Villa non fa nulla per “artisticizzare” questi persone, per renderle eteree o “elevarle”, le ritrae così come sono, nell'atto di esercitare il loro mestiere. Esattamente come fotografare è un mestiere. E il “mestiere”, nel suo senso più puro, è arte.

Scritto da: AnnaM

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